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21
apr
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Qualche colpo di tosse
di Amedeo de Frantoij


SCRITTURE DALL'INTERNO
Sezione scrittura
Un racconto in forma autobiografica per raccontare storie di straordinaria quotidianità nel tempo del Covid19


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QUALCHE COLPO DI TOSSE
di Amedeo de Frantoij


Qualche colpo di tosse, così, per caso alla sera di un venerdì di lavoro. Non sarebbe nulla, a chi non capita?


Eppure se capita il 27 marzo 2020 è l'inizio di una terribile avventura.


Nella notte un po' di dissenteria. Il giorno dopo febbricola, non alta, non pesante, ma fastidiosa, quelle poche linee che nemmeno richiedono la tachipirina, ma che ti abbattono, e, soprattutto, quest'anno ti trasmettono un messaggio: è lui, è arrivato, hai il Covid.


Passi la mattina ancora in riflessione, chissà se dura, chissà se sarà necessario. Chiuso nel tuo studio, non sai cosa pensare, non sai se pensarci. Poi arriva l'ora di pranzo. Devi parlarne ai tuoi. Moglie e tre figli, non lo sanno ancora, chissà come la prenderanno, chissà se si spaventeranno, chissà se ti chiederanno di rispettare la quarantena oppure di stare con loro? Chiamo il 112, avviso, mi dicono di attivare l'autoisolamento fiduciario, prendono il nome, ho diritto al tampone perché sono un sanitario, me lo attiverà il medico di base (lunedì), se qualcosa andrà peggio dovrò chiamare di nuovo...per ora va bene così.


Arriva il momento, ecco la notizia: "Papà ha il Covid". "Eh? Cosa? Come è possibile? Ma non hai usato sempre la mascherina? Ma come fai a saperlo?". "Ora che si fa?". "Ora si fa la quarantena, me ne vado in camera da letto e di lì uscirò solo quando non avrò più sintomi...". "Oh mamma! Come facciamo?!". "Se volete vado nella camera di Emmy". "Oppure nel sottotetto". "Ma no che poi se dovessero venirmi a prendere, come facciamo?". "Va bene, in camera da letto, prendi tutto non toccare più niente che puoi contagiare, mettiti la mascherina". "Ciao".
Non è tanto il fatto in sé, la camera da letto è spaziosa, portandosi dietro PC, libri e generi di conforto non sarà poi così dura! Ma è adesso che si concretizza il dramma. L'autoisolamento condiviso coi tuoi familiari conferma la sentenza : hai il Covid, sei come un appestato, diventi lo spauracchio dei tuoi stessi cari, hai la conferma che non andrà avanti tutto come sempre, sei in una condizione diversa, nuova, particolare...e in fondo in fondo ti senti spacciato. E, anche se sono a pochi metri, se non senti per un po' i tuoi congiunti ti senti anche un po' abbandonato, in casa tua.


Poi emerge la parte razionale: cosa fare per affrontare il peggio, se dovessi essere intubato, come il sacerdote che mi ha sposato, cosa fare nel caso in cui non dovessi farcela? Sabato sera inizio a pensare al testamento, alle ultime volontà, alle istruzioni in caso di precoce dipartita: avrei dovuto scrivere tutto sul PC, prima del peggioramento, prima del tracollo finale... Che disperazione! Vabbè ci pensiamo domani.


Alla mattina il risveglio. Febbriciattola, qualche colpo di tosse, un po' di problemi intestinali. Prova di inspirazione forzata: tutto Ok, riesco a tenere il respiro. Beh non è poi così bastardo ‘sto virus. Le forze ci sono ancora, respirare si riesce, il testamento può essere rimandato...è domenica, c'è la messa del Papa. Poi, dopo messa, può continuare la lotta. Può continuare l'impegno civico per mettere una pezza sull'inadeguatezza del nostri "esperti". Mi sono pure ammalato, e questi continuano a non dire alla gente a girare con le mascherine. Sono veramente dei folli! Come si può evitare la contaminazione senza imporre a tutti di coprirsi naso e bocca, orifizi da cui distribuiamo generosamente il nostro Cov2!? Come possono sopportare che i cosiddetti "asintomatici" continuino a spargere inconsapevolmente ovunque questi terribili mostriciattoli infettando quelli che, come me, lavorano in luoghi pubblici: ospedali, farmacie, supermercati, negozi, senza nessun argine, senza una barriera, senza nulla che ci protegga! Io stesso, asintomatico, al mattino ho superato i controlli della temperatura alla porta dell'ospedale e alla sera ero Covid conclamato!


Lettere, e-mail, politici, esperti, giornalisti, finora nessuna risposta, nessun effetto: le mascherine le nominano qua e là, ma nessuno , nemmeno il premier Conte, che subito ci ha chiusi tutti in casa, ha il coraggio di dirlo: senza le mascherine tutto sarà una finzione! Blocchiamo l'Italia per mesi senza ottenere lo sperato blocc dei contagi e dei ricoveri! Un disastro, continuano i morti e intanto l'economia va a rotoli!


Inutile negarlo, quando l'ansia ti assale perché hai paura di lasciarci la pelle buttarti su una buona causa può farti recuperare combattività.


E poi un effetto insperato: dalla prima ondata di messaggi Whatsapp lanciata in tempi non sospetti per promuovere le mascherine tra amici e conoscenti si è riattivato un intero gruppo di supporto. Colleghi che non vedo da anni, raccolti dalla passione per la cura dei Disturbi Alimentari e dalla passione di una collega che li anima stimolando attività scientifiche e culturali di grande originalità e spessore. "Che succede Federico?" "Non ci far stare in pensiero!" "Parti col protocollo di cura". E di lì a valanga frasi di supporto, video divertenti, proposte di intervento. La forza del gruppo, dell'affetto, della partecipazione. Sento che ce la farò.


Però non basta, alla sera mi sembra di non poter più respirare. Non riesco a prendere sonno, devo tenere la testa in alto perché respiro meglio. Dormo due ore, poi mi risveglio con l'affanno. Alle 4.00 chiamo il 112, stavolta voglio vederci chiaro, mi sento peggiorato. Il viaggio in ambulanza è breve ma spossante. In PS "via sporca", poi attesa. Non ci ero più abituato a tutta ‘sta attesa, non capisco nemmeno se è necessaria o è una strategia dissuasiva per suggerirmi che lì non dovrò più metterci piede (speriamo!). Tre o forse quattro ore, poi visita, tampone, ecografia, RX. "Erano arrivati dei gialli". Per ciò che riguarda me sembra tutto ok. Aspetto fino a metà mattinata, dormo ciondolando in sala d'attesa. Poi finalmente mi dicono che vado a casa in attesa del responso sul tampone. Secondo me nessuno crede che io sia positivo. Io stesso inizio a fantasticare che tutto sia un equivoco, una banale influenza. Non sento nemmeno più la febbricola. Avviso i colleghi, forse riesco a rientrare in servizio e fare il turno di venerdì. Prendo un taxi per andare a casa, lascio perfino la mancia. Sono tranquillo. Forse è tutto finito, la sensazione di non respirare forse era ansia, forse digestione lenta. Nel referto c'è l'opzione di iniziare Plaquenil e antiretrovirale se il tampone fosse positivo, ma nemmeno lo guardo, ormai sono convinto che sia stato tutto un bluff...di questi tempi può capitare!


Dopo pranzo rispunta la febbricola, che noia! qualcosa sarà.... Telefona un paziente, non ho voglia di rispondere, sono in ansia per il tampone, vabbè rispondo. Ma l'attesa snerva, sono le cinque, non ho ancora risposta, poi, finalmente! Ecco l'ospedale: il tampone è POSITIVO. Mer...allora è proprio lui, il maledetto Covid-19. "In caso di peggioramento prenda le medicine prescritte...". Ma non voglio aspettare il peggioramento. Cavoli come faccio ad avere le medicine? Subito! Una ricercatrice, su Rai Leonardo, ha suggerito di creare un clima basico, l'ho contattata, lei mi ha risposto, prendo una punta di bicarbonato ai pasti. Non so se serva a qualcosa, preferirei l'antiretrovirale. Parlo con il medico di base, lui è disponibile, manda la ricetta per il Plaquenil, ma l'antiretrovirale non è prescritto, lui non sa, in farmacia non c'è. Telefono alla farmacia ospedaliera, mi daranno tutto, anche l'antiretrovirale. Bene, che sollievo! Mando un amico, torna a casa solo con il Plaquenil. Nuovo giro di telefonate, PS, direzione sanitaria, ma come è possibile? Si saranno mica intascati il mio farmaco? L'indomani la virologa: "Non è necessario, sei un caso lieve". Non vorrei aspettare di ripassare in pronto soccorso per l'intubazione! Ma allora perché me l'hanno scritto? Colleghi giovani...


Vabbè mi rassegno: dal mio letto non posso fare di più. Il medico di famiglia mi ha aggiunto l'azitromicina, servirà per le complicazioni... prendo anche quella: ai miei supporter ho promesso che mi sarei abbuffato di farmaci.


Intanto continuo a respirare, al mattino trattenendo il respiro mi viene da tossire, ma tutto sommato mi sembra in alto, nei bronchi, dietro lo sterno, non mi sa di polmonite, con un po' di tachipirina passa. Però peggiora la dissenteria, per la miseria! domenica sembrava stoppata e invece....che noia, meglio della polmonite, ma dopo un po' diventa spossante! Sento che non sto morendo, ma le forze pian piano si perdono, mannaggia anche alzarsi per andare in bagno è pesante...


Intanto continua il supporto, bene, è una parte importante, il sistema immunitario si rinforza ad ogni "ciao come va", "dai forza ce la farai", ci sono parenti, amici, ex compagni di scuola, colleghi ed ex colleghi, e poi il gruppo di Lecce, beh quelli sono i più vivaci, non passa mezz'ora senza che qualcuno posti qualcosa. Non ricordo nemmeno più i volti, ma forse è perfino più bello. È bello che dei colleghi quasi sconosciuti si appassionino tutti insieme alla tua avventura e ti sostengano: non c'è interesse, non c'è legame accademico, c'è semplicemente partecipazione ad una vicenda umana. C'è attivazione dell'attaccamento ad gruppo sociale allargato. C'è qualcuno che ti pensa e tu ti senti pensato: "cogitor ergo sum". Si esiste e quindi si può andare avanti.


Ancora una settimana di impegno per le mascherine, finalmente compaiono articoli con la mia foto su qualche giornale, ci metto la faccia perchè ci credo, e non mi importa se non sono un esperto del settore: sono un medico e una vittima innocente del Covid-19, chi c'è più dentro di me? E poi basterebbe il buonsenso! non è indispensabile la specializzazione in virologia, basta non essere ottusi. E sembra che tutti non lo siano tranne quelli che decidono: in Italia è sempre andata così. A fine settimana Lombardia e Toscana si svegliano, finalmente qualcuno che ci sta dentro ha capito. La mia guerra non è vinta, ma l'ottusità ha iniziato a capitolare, tanto può bastarmi, mi ritiro a vita privata.


Domenica solo le "Palme"... qualche foglia fuori dalla finestra me lo ricorda, inizio a non poterne più dalla noia e per l'isolamento da moglie e figli. Da otto giorni non li vedo se non tramite Whatsapp. È terribile pensare ad un giorno di festa senza familiari, nemmeno i più vicini. Intanto da giorni anche mia moglie è in quarantena fiduciaria, i nostri figli ci fanno da infermieri, cuochi, maggiordomi. Che teneri! sono dei casinisti, ogni tanto se le tirano, ma fanno un gran lavoro, da giorni, senza supervisione e senza vedere in faccia i loro genitori. Legittimo orgoglio e un po' di commozione.


La seconda settimana, netto spostamento dei sintomi in ambito gastrointestinale. Ogni tanto qualche colpo di tosse e quel senso di irritazione bronchiale mattutino (che continua a far temere una evoluzione nella terribile polmonite), ma soprattutto dissenteria, tanta. Smetto Plaquenil un giorno prima del dovuto perché ma ha portato una nausea terribile, ho finito il ciclo con l'azitromicina, ma non sento miglioramenti. Ogni tanto mi aiuto ancora col bicarbonato, ma fondamentalmente devo reidratarmi, trattenere un po' di acqua e nutrienti. Mi sembra di avere il colera. Spremuta di limone di Sicilia tre volte al giorno, prima dei pasti, speriamo in bene!


Smessa la battaglia per le mascherine inizio qualche lavoretto di ricerca, ma è una fatica!....ore per leggere poche pagine, mi sento stordito, non mi fido completamente dei miei neuroni. Vorrà dire che finirò di leggere "Delitto e Castigo", opera consona al momento.
Finalmente si avvicina Pasqua, venerdì mi alzo, voglio farmi la barba, ma sudo, riesco a malapena a stare in piedi tanto mi sono indebolito. Non mi sembra vero, non mi era mai successo, sono quasi due settimane di inattività, sono stato a letto tutto il tempo, e non riesco a stare in piedi di fronte allo specchio senza capogiro. Ma qualcosa dentro si sta fortificando: non ne ho più voglia di essere malato. Basta! Voglio eliminare anche l'ultimo di questi virus.


Sabato mi lavo: una bella faticata, ma riesco anche a tagliarmi i capelli, da solo. Sono un po' smagrito (ma neanche tanto, ma mi vedo più giovane.


Ecco Pasqua, me la sono data come punto fermo: basta dissenteria. Ed è così è. Riesco ad assistere a tutte le celebrazioni in streaming, ma soprattutto passo il primo giorno dopo quattordici di isolamento pranzando in terrazza con mia moglie e i miei figli!


Grazie a tutti per il supporto, finalmente è finita! o meglio: è l'inizio della fine, ci sono ancora sette giorni di quarantena e tante forze da recuperare, ma questo maledetto Cov2 non mi avrà.


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in collaborazione con Azienda Sanitaria Locale Lecce



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