06giu2016

Epidemiologia dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione

Epidemiologia dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione

A PE(N)SA DIFFERENTE 2016 >>> III CONGRESSO SIPA <<< si parlerà di Epidemiologia dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione con il dottor  Antonio Preti (Università degli studi di Cagliari)


I disturbi della nutrizione e dell'alimentazione comportano elevati costi per i pazienti, le loro famiglie e la società, sia in termini di salute e qualità di vita, che sul piano economico. La conoscenza dell'epidemiologia di questi disturbi riveste quindi particolare rilievo sia sul piano della programmazione degli interventi che in quello dell'indagine dei correlati e dei predittori di esordio ("cause") e di esito.


La creazione nel DSM-5 di una sezione specifica dedicata ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, senza limiti di età, ha ampliato i confini dei fenotipi psicopatologici ricompresi in questa classe. Sono stati introdotti criteri di gravità e precisati meglio i caratteri delle sindromi un tempo indicate come "non altrimenti specificate".  Rimangono tuttora indefiniti i criteri per la "remissione" e la "guarigione" ("recovery"),  cosa che ha incidenza sull'identificazione dei "casi" in forma attiva, e dunque sulle conseguenti statistiche epidemiologiche.


L'incidenza stimata dai registri dei medici di base oscilla tra 4.2 e 7.7 per 100 000 persone/anno per l'Anoressia Nervosa (AN) e tra 6.1 e 12.2 per 100 000 persone/anno per la Bulimia Nervosa (BN). Nel sesso femminile, la prevalenza a 12 mesi stimata da studi di popolazione è tra 0.01% e 0.1% per l'AN, tra 0.3% e 0.9% per la BN, e tra 0.5% e 1.6% per il Binge Eating Disorder (BED); la prevalenza nella vita stimata da studi di popolazione è compresa tra 0.3% e 0.9% per l'AN, tra 0.9% e 1.5% per la BN, e tra 1.9% e 2.3% per il BED. Nel sesso maschile la prevalenza dei disturbi alimentari è minore, con un rapporto 1 a 3.


I criteri di definizione di "caso" nel DSM-5 sembrano aver prodotto variazioni minori nella incidenza e prevalenza dei disturbi alimentari maggiori, ed un più consistente decremento della incidenza e prevalenza delle sindromi non altrimenti specificate. Tra le nuove sindromi, sono disponibili dati per il solo "purging disorder" (disturbo da condotte di eliminazione), con prevalenza stimata tra 2% e 3.4% tra ragazze adolescenti.


Il sesso (femminile) e l'età (adolescenza) sono i principali fattori di rischio per lo sviluppo di un disturbo dell'alimentazione, ma il loro peso sembra minore per il disturbo da iperalimentazione incontrollata. Per i disturbi della nutrizione (pica, disturbo da ruminazione, disturbo evitante-restrittivo dell'assunzione del cibo)  la presenza di una disabilità intellettiva sembra essere un importante fattore di rischio. La presenza di disturbi della nutrizione nell'infanzia e nella fanciullezza, peraltro, è un predittore dello sviluppo di un disturbo dell'alimentazione nell'adolescenza e la prima età adulta.


Tra i correlati dei disturbi dell'alimentazione, le preoccupazioni per peso e forma e l'insoddisfazione per l'aspetto corporeo sono i fattori maggiormente replicati.  In presenza di questi fattori, il ricorso alla dieta per modellare il corpo e l'uso di strategie estreme di controllo del peso incrementano il rischio di sviluppare un disturbo alimentare sino a 8 volte.


Nelle forme attive di disturbo dell'alimentazione la comorbidità è elevata per il disturbo ossessivo compulsivo e per la fobia sociale, dato che concorda con la frequente rilevazione di perfezionismo disfunzionale e di disturbo evitante di personalità nei pazienti.


Il tasso di "guarigione" clinica è stimato intorno al 52% per l'AN a 6 anni, del 55% per la BN a 5 anni. Molti pazienti (>70%) si avviano ad un compenso stabile sul lungo periodo, anche in assenza di trattamento. Per il BED sono disponibili solo dati di remissione, compresi tra 32% a 3 anni e 19% a 6 anni. Pazienti con AN e BN soffrono un aumentato rischio di mortalità prematura, principalmente per suicidio e complicanze organiche. Per il BED non sono disponibili dati precisi sul rischio di mortalità prematura.