I disturbi del comportamento alimentare

Cosa vuol dire peso naturale?

Il peso naturale è il peso corporeo che può essere mantenuto seguendo una sana alimentazione e una regolare attività fisica. È fortemente influenzato da fattori genetici oltre che ambientali e psicologici ed è variabile da individuo ad individuo.

Ciascuno di noi ha un peso corporeo predeterminato in quanto vi è un 'set-point' del peso che il corpo cerca di difendere e che non può essere continuamente modificato attraverso diete restrittive. Il set-point è una sorta di termostato del peso corporeo che viene come preimpostato alla nascita ed è regolato dall'organismo per essere mantenuto in 'equilibrio' intorno ad un punto fisso. Non è un numero prestabilito e può oscillare all'interno di una fascia di peso che va da 3-5 chilogrammi in più o in meno rispetto al proprio set-point.

Ecco perché le diete ipocaloriche oggi disponibili funzionano solo per un breve periodo. Quando si riprende la propria alimentazione abituale il peso viene di solito riguadagnato nell'arco di breve tempo, pertanto, è inutile angosciarsi con complicati calcoli sulle calorie. Il set-point più che da una dieta ipocalorica sembra essere influenzato dall'attività fisica.

Pertanto, 'pesare' il proprio peso naturale, e quindi star bene con se stessi sia da un punto di vista fisico che psicologico, vuol dire alimentarsi in maniera salutare e svolgere una regolare attività fisica al fine di favorire l'equilibrio tra consumo alimentare e spesa energetica.

Il tradizionale modello alimentare mediterraneo è ritenuto oggi in tutto il mondo uno dei più efficaci per la protezione della salute ed è anche uno dei più vari e bilanciati che si conoscano.

È importante consumare 5 pasti al giorno suddivisi in colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena, durante i quali sono presenti tutti i nutrienti: proteine, grassi, carboidrati oltre che acqua, vitamine e sali minerali.

Svolgere un'attività fisica regolare non è solo andare in palestra ma anche camminare, ballare, giocare, spostarsi a piedi o in bicicletta per andare a lavoro o a scuola, usare le scale invece dell'ascensore.

Pe(n)sare naturale è l'unica soluzione per il tuo benessere!



Cosa sono i disturbi del comportamento alimentare?


I disturbi del comportamento alimentare sono patologie caratterizzate da una preoccupazione estrema circa il peso e la propria immagine corporea, una intensa paura di diventare grassi, la ricerca della magrezza che si traducono in una alterazione del comportamento alimentare che, a seconda del tipo di disturbo - anoressia, bulimia, disturbo del comportamento alimentare Non Altrimenti Specificato (NAS) - comporta diete restrittive, vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici, attività fisica ed episodi di abbuffate.

L'anoressia nervosa è caratterizzata da: peso al di sotto dei limiti consentiti per età e altezza; una estrema paura di diventare grassi; una eccessiva influenza della forma e del peso corporeo nel determinare l'autostima; amenorrea nelle donne e diminuita potenza sessuale negli uomini.

La bulimia nervosa è caratterizzata da: abbuffate, che non portano ad un aumento di peso corporeo per l'adozione di comportamenti compensatori di controllo quali la dieta restrittiva, il vomito auto-indotto, l'abuso di lassativi e/o diuretici, l'abuso di farmaci anoressizzanti, l'attività fisica eccessiva; un'eccessiva influenza della forma e del peso corporeo nel determinare l'autostima; alterazioni del ciclo mestruale nelle donne.

I disturbi del comportamento alimentare Non Altrimenti Specificati (NAS) sono patologie legate all'alimentazione che tuttavia non soddisfano appieno i criteri per l'anoressia e la bulimia nervose. Tuttavia, non per questo debbono essere considerati meno pericolosi. Tra questi disturbi vengono compresi, il disturbo da alimentazione incontrollata o binge eating disorder e la night eating syndrome.

Quali sono le cause dei disturbi del comportamento alimentare? Non si conoscono le cause che determinano un disturbo del comportamento alimentare. Nel loro determinarsi, così come nel loro perpetuarsi, interverrebbero una serie di fattori: biologici e psicologici individuali, fattori familiari e fattori socio-culturali.

I fattori individuali
Tra i fattori individuali, quelli biologici spiegano la maggiore diffusione dei disturbi nelle donne rispetto agli uomini in quanto le donne presentano: una maggiore resistenza alla fame; una prevalenza maggiore di tessuto adiposo; una maggiore predisposizione alla depressione endogena; maggiori variazioni ormonali durante pubertà.

Per quanto riguarda i fattori psicologici, caratteristiche di personalità che possono predisporre allo svilupparsi di un disturbo dell'alimentazione sono: la difficoltà nell'identificare stati e sensazioni interne; la sensazione di inefficacia; la scarsa autostima; la scarsa auto-consapevolezza; l'ossessione per il perfezionismo; la paura di diventare adulti.

I fattori familiari
i fattori familiari sono implicati: la scarsa comunicazione; le cattive relazioni familiari; la mancanza di risoluzione dei conflitti; l'iperprotettività; la rigidità e la mancanza di adattamento; la mancanza di coesione tra i membri; la mancanza di confini; le alte aspettative da parte dei genitori; i convincimenti cognitivi e comportamentali errati della famiglia circa l'alimentazione, i problemi di peso e l'apparenza fisica; la pressione esercitata dai familiari sull'apparenza e l'aspetto fisico; una storia familiare di depressione o abuso di alcool; una storia di abuso psichico, fisico o sessuale durante l'infanzia e l'adolescenza.

I fattori socio-culturali
Tra i fattori socio-culturali ritroviamo l'insoddisfazione per il proprio corpo determinata dall'incremento degli standard della magrezza e della bellezza veicolati dai media, insieme con la relativa incapacità di molte donne a raggiungerli. Sono, inoltre, altamente apprezzati nella nostra società l'autocontrollo, il perfezionismo, l'ossessività e il bisogno di successo caratteristici di un disturbo dell'alimentazione.

Le donne si trovano ad essere bombardate attraverso la televisione, il cinema, le riviste, da immagini di bellezza e adeguatezza che promettono successo attraverso la magrezza. Alle donne viene, però, chiesto di conformarsi a queste immagini senza tuttavia perdere la femminilità, la compiacenza e la passività proprie del ruolo femminile tradizionale.

L'Industria della Dieta propaganda incessantemente strumenti, strategie, programmi e qualsiasi altro mezzo che possa essere impiegato per la perdita di peso - indipendentemente dal fatto che questo si traduca in un vantaggio per il consumatore in termini di salute psico-fisica - sfruttando il bisogno dei soggetti che vogliono o devono perdere peso, la loro mancanza di consapevolezza e di preparazione necessaria ad affrontare il difficile percorso del dimagrimento rispetto ad una condizione di soprappeso/obesità, spesso sostenute dall'ambiente e da condizioni genetiche predisponenti, o rispetto al deficit dell'identità.

Da non sottovalutare è anche l'enfasi posta nell'ultimo decennio dalla nostra società, sui benefici fisiologici e psicologici dell'attività fisica regolare, il controllo del peso e la riduzione dell'introduzione dei grassi, propagandati come stile di vita salutare. Lo stare a dieta, pertanto, rappresenta uno dei più importanti fattori di rischio per lo svilupparsi di disturbi dell'alimentazione.

Qual'è la diffusione dei disturbi del comportamento alimentare? I DCA mostrano a partire dagli anni '70 un significativo incremento di incidenza e prevalenza.

Per quanto riguarda l'incidenza, questa è attualmente valutata nei termini di:

  • 0,5-1% per l'anoressia nervosa (sembra essere tuttavia molto più diffuso un disturbo sub-clinico di tipo anoressico diagnosticato come disturbo dell'alimentazione NAS);
  • 1-3% per la bulimia nervosa;
  • 0,7-4% per i disturbi del comportamento alimentare NAS.


Per quanto riguarda la prevalenza, questa è attualmente valutata nei termini di:

  • 4-8 nuovi casi annui per 100.000 abitanti per l'anoressia nervosa;
  • 9-12 nuovi casi annui per 100.000 abitanti per la bulimia nervosa;
  • 70 nuovi casi annui per 100.000 abitanti per i disturbi del comportamento alimentare NAS.


In particolare tra i DCA NAS, il Binge Eating Disorder (disturbo da abbuffate compulsive) affliggerebbe il 30-40% della popolazione di soggetti obesi che si rivolge ai servizi medici e chirurgici per interventi di controllo del peso, interessa gli uomini quasi quanto le donne e lo si ritrova in soggetti di età più avanzata.
Va sottolineato, inoltre, che i disturbi del comportamento alimentare sono in notevole aumento nella popolazione maschile (10-15% del totale).
La gravità di queste malattie è evidenziata dall'alta percentuale di mortalità per cause varie che arriva a sfiorare il 18% dei casi e dall'alta mortalità per suicidio.

Perché preoccupano i disturbi del comportamento alimentare? La gravità di queste malattie è evidenziata dall'alta percentuale di mortalità per cause varie che arriva a sfiorare il 18% dei casi e dall'alta mortalità per suicidio.

Come si curano i disturbi del comportamento alimentare? È importante rivolgersi a personale qualificato, in quanto interventi non adatti possono aggravare o cronicizzare questi disturbi.
La modalità considerata dalla letteratura internazionale quale la più efficace, è quella integrata e multidisciplinare. Prevede interventi diversi, nutrizionali, psichiatrici, psicologici, familiari, socio-culturali, condotti da operatori con diverse competenze e che lavorino in equipe. L'intervento integrato e multidisciplinare permette di ottenere non solo la risoluzione dei sintomi, ma anche il miglioramento della disturbi psicologici sottostanti e delle relazioni interpersonali, permettendo l'acquisizione di una identità e di un ruolo nella vita sociale e lavorativa.


Cos'è l'obesità?

L'obesità è una condizione caratterizzata da un aumento del peso corporeo, al di sopra di quello che sarebbe auspicabile per età e altezza, determinato da un accumulo di grassi nel tessuto adiposo in quantità eccessive rispetto alle necessità fisiologiche dell'organismo.
Quali sono le cause dell'obesità? L'eziopatogenesi di questa malattia è multifattoriale. Interverrebbero nella sua patogenesi fattori:

  • biologici, genetici (in genere familiari) e metabolici (legati ad una scarsa attività fisica);
  • fattori sociali e culturali (che comportano l'adozione di comportamenti alimentari scorretti acquisiti, spesso, durante la primissima infanzia);
  • fattori psicologici (quali la scarsa autostima, la bassa autoconsapevolezza e le ridotte capacità di autonomizzazione).

Qual'è la diffusione dell'obesità? La prevalenza di sovrappeso e obesità in Italia si aggira intorno al 36% risultando la più elevata d'Europa. Nelle regioni meridionali la percentuale sarebbe maggiore. Ne sono affetti i maschi più delle femmine.

Perché preoccupa l'obesità? Questa patologia preoccupa gli operatori della sanità per le complicanze mediche cui il soggetto può andare incontro - patologie cardiovascolari, ipertensione, ipercolesterolemia, diabete di tipo 2, patologie osteo-articolari, ecc. -; per il disagio psicologico che il soggetto sperimenta, con conseguente ricaduta sull'autostima; perché sino ad ora molte delle terapie si sono dimostrate inefficaci.

Come si cura l'obesità? Fino a poco tempo fa la modalità di approccio al problema dell'obesità è stata di tipo lineare e comportamentale. Ci si è concentrati sul paziente, e molto poco sulla famiglia. Questo ha portato a numerosi insuccessi caratterizzati da abbandono delle terapie e ricadute.
Un trattamento terapeutico adeguato è necessario che agisca in sinergia sui determinanti medici, psicologici, socio-culturali, socio-ambientali, familiari relazionali e individuali. Una sana e bilanciata alimentazione deve necessariamente essere associata all'attività fisica e bisogna dare, inoltre, la giusta attenzione agli aspetti psicologici che sottendono il disturbo.

Caterina Renna
Medico Chirurgo, Psichiatra, Psicoterapeuta dinamico e sistemico, Dottore di Ricerca in Scienze delle Relazioni Umane, Presidente Società Italiana per lo Studio dei DCA (SIS.DCA), sezione Puglia e Basilicata, Presidente ONLUS Salomè, Responsabile del Centro per la Cura e la Ricerca sui DCA, DSM, ASL Lecce
Email: caterinarenna@gmail.com

Biblio: "Manuale sui disturbi dell'alimentazione", De Giacomo P., Renna C., Sanotni Rugiu A., FrancoAngeli, Milano, 2005